Secondo un’indagine di Save the Children sono 336mila i minori che lavorano in Italia: “A rischio il loro futuro”.
Il lavoro minorile è un problema che riguarda anche l’Italia. A fare chiarezza e a dare numeri concreti per dare una corretta visione di questo aspetto del lavoro italiano è un’indagine portata avanti da Save The Children, conosciuta come “Non è un gioco“.
Leggendo il report fanno subito impressione i numeri che vengono riportati: in Italia ben 336mila bambini e adolescenti tra i 7 e i 15 anni hanno già lavorato in maniera più o meno continuativa; questi dati fanno luce anche su un’altra problematica che dilaga nel nostro paese, ovvero la dispersione scolastica.
Le percentuali sono chiare: il 27,8% di questi ragazzi hanno avuto esperienze lavorative già in un’età compresa tra i 14 e i 15 anni; si tratta più o meno di 58mila adolescenti che durante il periodo scolastico hanno lavorato anche in maniera continuativa. A detta degli intervistati sono state svolte mansioni ritenute dagli stessi pericolose e anche in fasce orarie notturne, con conseguenti problemi tanto a livello educativo che psicofisico.
I dati del lavoro minorile
Il 53,8% di questi ragazzi ha iniziato la sua vita lavorativa dopo i 13 anni, mentre il 6,6% addirittura prima degli 11; un altro dato che fa ragionare è che il 65,4% di questi lavoratori minorenni sono di genere maschile e il 5,7% appartiene a famiglie di immigrati.
Ristoranti, negozi al dettaglio, campagna, cantieri sono i luoghi di lavoro più frequentati da questi baby operai, ma non mancano anche attività domestiche all’interno del nucleo familiare, e nuovi lavori legati al mondo della creazione di contenuti per i social, tutti lavori che secondo gli intervistati richiedono almeno quattro ore al giorno tutti i giorni o solo qualche volta a settimana.
Iniziare a lavorare così presto, nella maggior parte dei casi si hanno delle ricadute negative sulla crescita della persona e in particolare in questi anni si è visto aumentare sempre di più il fenomeno della dispersione scolastica.